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SENTIRE E SENTIRSI- Riflessione sui disturbi del comportamento alimentare e body shaming

Updated: Jan 12, 2021

Spesso ci troviamo a giudicare chi non mangia o chi mangia troppo, chi consideriamo troppo magro o troppo grasso, senza riflettere su ciò che effettivamente si cela dietro il sentire di queste persone, una questione seria, che spesso viene dimenticata: i disturbi del comportamento alimentare.

Gli sguardi delle persone ricadono molto sul sentire e il sentirsi di coloro che soffrono di disturbi alimentari.

Sentirsi come, sentirsi cosa?

Ecco, sentire di non essere mai all'altezza, non sentirsi mai adeguati ed abbastanza per chissà quali standard ideali, fissati dal mondo esterno. Sentirsi "divers*".

Non sentirsi mai nel posto, ma sempre e solo fuori posto; tutto ciò dinanzi ad una apparente facciata di perfezione.


Secondo l’European Institute of Systemic-relational Therapies, i principali disturbi alimentari sono: l’Anoressia Nervosa, la Bulimia, il Disturbo da Alimentazione incontrollata, l’Obesità, la Night Eating Syndrome, la Pica e il Disturbo da Ruminazione.

Il Ministero della Salute presenta la seguente definizione di disturbi alimentari: “malattie complesse determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo che portano, chi ne è affetto, a vivere con un'ossessiva attenzione alla propria immagine corporea, al proprio peso e a una eccessiva necessità di stabilire un controllo su di esso.”

A partire dagli anni ‘90, la notevole accelerazione della globalizzazione di modelli e stereotipi sociali, favorita dai nuovi mezzi di comunicazione digitale e le trasformazioni culturali delle abitudini familiari e sociali del mangiare e della convivialità, hanno portato ad un aumento vertiginoso dei DA.


Le cause dei disturbi del comportamento alimentare possono dipendere da vari fattori. Il peso della cultura dell’immagine, di criteri estetici che tendono all’omologazione e di stereotipi generalizzati può essere determinante.

Analogamente, le dinamiche familiari possono contribuire in modi diversi nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi; anche il modo attraverso cui la famiglia interagisce con una persona che soffre di disturbi alimentari può essere significativa, per questa ragione è importante informarsi. In particolare, non dimentichiamo mai che anche chi apparentemente sembra non mostrare alcun segno evidente può soffrire, può stare male. Per questa ragione risulta fondamentale essere informati e non limitarsi all’involucro esterno di ognuno di noi.

Gli effetti conseguenti dai DA non ricadono soltanto sulla salute fisica, ma anche su comportamenti in senso più ampio. Il cibo è infatti un importante mezzo attraverso cui noi costruiamo la nostra rete sociale, ma anche la nostra soggettività.

Spesso le persone che soffrono di DA non hanno la percezione delle proprie capacità, il che può condurre loro ad impegnarsi al massimo, ma senza ottenere da questo impegno alcuna rassicurazione. La sensazione sarà sempre quella di non sapere, di non fare e di non essere mai abbastanza – dove non abbastanza significa “niente”. Dal punto di vista psicologico, nell’anoressia, riuscire a non mangiare, ad essere magr* e a resistere alle tentazioni, dimostra a chi ne soffre un senso di efficacia, la capacità di mantenere il controllo, di essere e sentirsi finalmente in grado.

Ci teniamo quindi a sottolineare l’importanza del dialogo e del confronto aperto, di creare fondamentali spazi di condivisione e sensibilizzazione in luoghi centrali, come ad esempio la scuola. Capire di non essere i soli e soli può fare la differenza!

Il peso del giudizio, di quella definizione o etichetta tanto avvertita o temuta, c'è e ci sarà sempre.

Sarebbe retorica e probabilmente anche ipocrisia negare che l'aspetto fisico e l'esteriorità contribuiscano a formare una prima immagine e idea dell'altra persona che per la prima volta si incontra, si vede o incrocia per strada.

L'esteriorità, ciò che appare nei dettagli, distingue e identifica, ma non è soltanto questa ad identificare e a far sentire ognuno di noi.

La paura di non essere accettati e all'altezza, di non sentirsi e non essere sentiti e avvertiti per quel che si è realmente, talvolta può imporre limiti o far credere di avere limiti non valicabili e oltrepassabili. Il sentire e il sentirsi è tuo e di nessun altro.

Oggi, in un'epoca di incertezze e paure derivanti dall'ignoto, ci sentiamo di dire e di ribadire a gran voce di non dimenticare mai che il primo a definire chi sei e chi sarai sei unicamente tu, te stesso.


Alessia, Grisela e Laura



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