Prima di tutto la Salute
- It's time for human rights
- Feb 15, 2021
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Updated: Feb 16, 2021
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Questa settimana, ad aprire la riflessione su uno dei diritti fondamentali dell’uomo è l’articolo 32 della Costituzione Italiana, ovvero il diritto alla salute. I temi presentati da questo articolo sono talmente complessi che meritano una dettagliata spiegazione. Ci soffermeremo quindi ad approfondire il primo enunciato.
Il testo si apre con una forte affermazione e presa di posizione: leggiamo, infatti, che “la Repubblica” si impegna a tutelare la salute dei suoi cittadini e a “garantire cure gratuite agli indigenti”, ovvero a tutte quelle persone che economicamente non hanno la possibilità di sostenere le spese sanitarie. A questo proposito, è fondamentale aprire una piccola parentesi per ricordare brevemente il momento storico che ha favorito il passaggio dal concetto di sanità (l’eliminazione della malattia) al concetto di salute (lo star bene della persona, il suo benessere) e alla consapevolezza che il diritto alla salute è universale, vale a dire spettante ad ogni individuo indistintamente per il bene della collettività e non limitato a specifiche categorie sociali.
La nascita del concetto di salute, inteso come il benessere psico-fisico dell’uomo nella sua totalità e non la semplice assenza di patologie o malattie, risale al 1946, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) appena costituita, nel preambolo della sua costituzione definiva la salute come «uno stato complessivo di benessere fisico, mentale e sociale, e non la mera assenza di malattie o infermità». Nel 1948, i padri costituenti hanno assorbito questa definizione e hanno accolto, allo stesso tempo, il principio di universalità del diritto alla salute dichiarato sia dall’OMS che dall’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. In Italia, prima del 1948, e per molti anni fino a quando una serie di riforme non hanno portato alla nascita del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la cura della persona era fondata su un sistema mutualistico strettamente legato alla condizione lavorativa delle persone e ai relativi contributi che esse versavano creando dunque, non solo disuguaglianze tra i lavoratori ma anche una totale esclusione delle categorie più vulnerabili – come i disoccupati o gli invalidi - maggiormente esposte a malattie e rischi sociali.
Come accennato poco fa, a partire dal 1948 e grazie all’articolo 32 della Costituzione, in Italia si sono susseguite una serie di riforme che hanno contribuito alla nascita del Ministero della Salute, degli ospedali pubblici e del nostro caro Servizio Sanitario Nazionale, fondato nel 1978. Grazie al SSN è lo Stato che si prende totalmente carico dell’assistenza alla persona che viene finanziata attraverso il prelievo fiscale.
Sebbene l’Italia sia una delle poche nazioni al mondo che possa vantare di avere un sistema sanitario pubblico, negli ultimi anni si sta vivendo una vera e propria crisi della sanità o meglio del principio di universalità sul quale essa si basa. In effetti, chi di noi non ha vissuto in prima persona oppure sentito nelle notizie dei telegiornali, le difficoltà ad accedere ad una prestazione sanitaria di qualità? a dover attendere mesi, a volte anni, per una visita specialistica o per un semplice esame diagnostico? a dover partorire in ospedali molto distanti dal proprio comune o addirittura in ospedali non adeguati? Il fatto è che si tratta di difficoltà percepite maggiormente da quella fascia di popolazione economicamente più debole, che non può permettersi di farsi curare in strutture sanitarie private o che vive in determinate aree geografiche del nostro Paese.
Nel 2015, la Commissione sui diritti economici, sociali e culturali, nelle sue Osservazioni Conclusive del 5° rapporto periodico dell’Italia sull’implementazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, facendo riferimento all’articolo 12 che sancisce anch’esso il diritto alla salute, denunciava l’incapacità dello Stato Italiano di mettere in atto le misure necessarie per arginare le ineguaglianze regionali per l’accesso alle prestazioni sanitarie e dichiarava che i considerevoli tagli alla sanità pubblica avessero completamente reso impossibile la realizzazione del principio di universalità per la cura della propria salute. Come è possibile, vi chiederete? Il ragionamento è molto logico e intuitivo: tagliare i finanziamenti alla spesa sanitaria nazionale ha come diretta conseguenza l’incremento del prezzo delle prestazioni sanitarie per ogni cittadino e, come abbiamo visto finora, chi non ha una solida base economica si trova in difficoltà a sostenere le spese necessarie per vivere una vita nel pieno benessere fisico e mentale.
Purtroppo, da allora nulla è stato fatto per risolvere le criticità sollevate dalla Commissione delle Nazioni Unite ed e’ inutile nascondere che queste crepe sono emerse in maniera molto evidente con lo scoppio della pandemia da Sars-Covid 19, durante la quale il sistema sanitario pubblico ha subito un reale collasso.
Paradossalmente, proprio questa crisi sanitaria mondiale ha fatto riaffiorare il valore del nostro caro Sistema Sanitario Nazionale. Consideriamo fondamentale che lo Stato Italiano non dimentichi le ragioni per cui in passato abbia scelto di scrivere chiaramente nel testo costituzionale l’impegno a tutelare la salute di ogni cittadino. Ci auguriamo che questa fase di crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo rappresenti un monito per la rinascita del sistema sanitario pubblico, puntando ad eliminare le diseguaglianze regionali, a garantire servizi adeguati ed accessibili a tutti i cittadini, a creare strutture ospedaliere efficienti e inclusive per ogni cittadino e soprattutto dotarsi di personale sanitario in quantità e di qualità.
Nella speranza che ciò accada presto,
alla prossima pillola!

Keep on Rights,
Federica, Paola, Roberta e Valeria
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