“Ognunə faccia le proprie lotte!” – “E se fossero le lotte di tuttə?”
- It's time for human rights
- Jan 28, 2021
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Updated: Jan 28, 2021
Mi balena in testa una parola: talento. Di cosa è fatto il talento, secondo voi? Forse di una capacità superiore alla media di apprendere, o di un’incredibile attitudine al rinnovamento, alla creatività, oppure ancora del genere di appartenenza?
Ecco. Toccato il tasto dolente. Bisognerà pur parlarne però, a cuore aperto e mente libera da ogni rivendicazione personale. Il talento infatti, se liberamente intrapreso come vocazione individuale (e su questo vi rimando al video della Gancitano, che persona meravigliosa) dovrebbe completamente disinteressarsi al genere di una persona.
Nella musica, quando sconvolgi gli animi con quattro note ben messe, nulla ha più importanza del brivido che provoca, della vicinanza che comunica, della bellezza che ispira.
La discriminazione di genere presente nel mondo della musica è quantitativamente sottolineata dai dati riportati nell’articolo di Francesco Prisco per il blog de Il Sole24ore, intitolato La gender discrimination nella musica spiegata coi dati che conferma come anche il panorama musicale italiano, come tanti altri ambiti, vedano fra le posizioni e ruoli dirigenziali una percentuale effimera di donne.
È una verità. Va appresa e considerata. Senza dimenticare, però, cosa realmente vogliamo stimolare e cambiare; infatti se crediamo che pareggiare i conti, i puri conti numerici, sia sufficiente per dare spazio al talento, alla meritocrazia e al gender-free judgement… stiamo messə male. Dovevo dirlo.
Pensiamo semplicemente a quale genere associamo quando parliamo di discriminazione di genere. Banale no? Eppure, è una parte della storia. E forse è il momento di capire che gli strumenti fin d’ora utilizzati hanno indubbiamente portato a degli avanzamenti eccezionali ma, come ogni cosa, hanno bisogno di essere rivisti.
Un caso esemplare è il recente Code of Conduct promosso e diffuso nell’industria della musica elettronica che impone una riforma degli ambienti lavorativi secondo una visione sostanziale, non più solo formale e parziale. Il documento è stato redatto dalle attiviste della campagna MeToo #ForTheMusic, da Andreea Magdalina quale fondatrice della comunità di supporto per donne Shesaid.so e da tutte quelle persone che hanno sentito l’esigenza di intervenire.
Ok, avete letto MeToo e starete pensando “Quindi parliamo di roba femminista?”. Ed è qua che sta la rivoluzione. Perché si, è roba femminista se condividiamo il presupposto che chi si dichiara femminista non lotta per le femmine, ma lotta per tutti e tutte, lotta per la parità nelle opportunità lavorative, e non, di tuttə noi. Questo manifesto del rispetto reciproco, infatti, parla solo di genere, non cita mai né donna né uomo. Elimina la dicotomia perché se veramente le cose devono cambiare allora bisogna sempre ben tenere in considerazione che quello che i dati raccontano non sono la completa manifestazione della realtà.
La discriminazione contro le donne esiste e c’è ancora moltissima difficoltà a comprendere l’importanza di partire dall’educazione per rivoluzionare gli stereotipi e i limiti mentali culturalmente reiterati. Ma la discriminazione non conosce generi. E anche gli uomini assorbono tutti i difetti della figura stereotipata che la società assegna loro; inoltre incassano a loro spese tutti i limiti degli strumenti intesi ad agevolare la parità.
Canova nella sua canzone Tutti Uguali, uscita nel 2020, dice che:
“Siamo umani, siamo bravi solo a farci male Persi nella corrente siamo tutti uguali”
Continuare ognunə a portare avanti le proprie lotte di genere non ha senso perché primo, alimentiamo la retorica del potere, della supremazia e del desiderio di ribaltare i ruoli e secondo, dimentichiamo la forza di cui potremmo godere e beneficiare del sostegno reciproco.
Discriminazione di genere, per le donne ha un valore… per gli uomini pure. Siamo una società complessa e queste considerazioni non possono mancare durante l’adozione dei prossimi strumenti antidiscriminatori, al fine che non creino nuove discriminazioni al contrario.
Consiglio musicale? Ascoltatevi l’intero album di Harry Styles, Fine Line! Una bomba a orologeria per la melodia, i testi, la logica che i pezzi seguono. Lui stesso è una bomba. Durante un’intervista con Vogue, ha affermato: “I can see all the places where it almost felt like I was bowling with the bumpers up. I think with the second album I let go of the fear of getting it wrong and…it was really joyous and really free. I think with music it’s so important to evolve—and that extends to clothes and videos and all that stuff. That’s why you look back at David Bowie with Ziggy Stardust or the Beatles and their different eras—that fearlessness is super inspiring”.
Tra i migliori album del 2020, l’ultima traccia, da cui l’album prende il titolo, non lascia spazio a dubbio e intona il seguente pensiero:
“Spreading you open Is the only way of knowing you”
Così dovremmo fare. Aprirci, prima con noi stessə per conoscerci, sapere chi siamo, cosa non sopportiamo e come vorremmo cambiarlo; poi saremo prontə a discuterne in plenaria e finalmente si farà la storia. E che sostanza, ho già i brividi!
Il nostro caro amico Bob lo ha sempre cantato molto bene e i brividi non hanno mai tardato, nemmeno una volta. Get up, Stand up è il manifesto dell’universalità del movimento, della lotta per i diritti, per i propri diritti che alla fine, infatti, sono i diritti di tuttə.
“What life is really worth It's not all that glitters is gold 'Alf the story has never been told So now you see the light, eh Stand up for your rights”

Scrivici a tidicolamiateamthr@gmail.com e dicci la tua!
Cosa ne pensi sul tema, la tua esperienza e le riflessioni che i testi ti suscitano.
Con la testa sempre danzante (ovviamente a tempo),
Elisa e Aurrette
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