Libertà di stampa: il caso bielorusso
- It's time for human rights
- May 29, 2021
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E' il 23 maggio 2021, pochi giorni fa. Siamo nell'aeroporto di Minks, Bielorussia: un Ryanair partito da Atene è stato appena affiancato da aerei bielorussi e fatto dirottare a pochi chilometri dalla Lituania, dove era diretto. La motivazione ufficiale, portata avanti da agenti del KGB presenti a bordo, è il ritrovamento di alcuni ordigni esplosivi. Sull'aereo non verrà rinvenuto niente, ma gli agenti avranno modo di arrestare Raman Protasevich, 26enne creatore del canale telegram NEXTA.
Ma perchè un 26enne viene arrestato, addirittura facendo dirottare un aereo?
Per capirlo, è necessario fare qualche passo indietro.
Dal 1994, ossia da quando si sono svolte le prime elezioni democratiche del Paese, il presidente della Bielorussia è Alexander Lukashenko. Già dopo pochi anni, nel ‘96, riuscì a fare approvare l'estensione del suo mandato presidenziale da 5 a 7 anni e a rieleggere un nuovo Parlamento composto da 119 suoi fedeli, azione che venne condannata da molte organizzazioni internazionali come una violazione dei diritti umani. Nel ‘98 Lukashenko ordinò l'espulsione degli ambasciatori di Italia, Grecia, Regno Unito, Francia, USA, Germania e Giappone aumentando sempre più la tensione tra Bielorussia e il resto del mondo. Tensioni che avranno modo di inasprirsi ulteriormente nel corso degli anni.
Lukashenko si è sempre ricandidato alla presidenza bielorussa uscendone sempre vincitore: la sua continua rielezione, però, ha ricevuto più volte critiche da parte dell'UE e dell'OSCE e, per quanto riguarda alcuni Paesi Europei, anche il mancato riconoscimento dell'elezione a Presidente. Questo soprattutto a causa delle numerose e ripetute violazioni dei diritti umani avvenute durante i diversi periodi elettorali e non.
Raman Protasevich, come abbiamo già visto, è un 26enne e fondatore di NEXTA, il più grande canale telegram informativo in Bielorussia, tramite il quale sono state organizzate più volte proteste contro i brogli elettorali per la rielezione di Lukashenko nel 2020. E' un attivista e giornalista dell'opposizione bielorussa e da qualche tempo è considerato una minaccia dal governo di Minsk. Lo scorso anno, infatti, Protasevich aveva organizzato dimostrazioni antigovernative alle quali aveva partecipato un grande numero di persone. Le manifestazioni erano una protesta contro la manipolazione delle elezioni da parte di Lukashenko, accusato di averle manipolate per ottenere il mandato presidenziale per la sesta volta di fila: il governo, da parte sua, aveva bollato queste manifestazioni come dei veri e propri atti di terrorismo.
Il 23 maggio Protasevich è stato arrestato, come abbiamo visto, mentre si trovava sul volo Ryanair partito da Atene insieme alla sua compagna Sofia Sapega. Entrambi si trovano adesso nel centro Detentivo n1 di Minsk: dal 1994 sono ben 400 gli oppositori politici arrestati dal governo bielorusso. Protasevich inoltre aveva lasciato la Bielorussia insieme alla sua famiglia nel 2019: prima chiedendo asilo politico alla Polonia e, successivamente, alla Lituania.
Nei giorni scorsi è circolato un video dove lo stesso Protasevich ha dichiarato di essere in buona salute e di essere trattato con correttezza e secondo la legge: ammette inoltre, di aver commesso crimini che prevedono 15 anni di detenzione. Ma il suo video ha suscitato numerosi sospetti: la leader dell'opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya,dopo aver visionato il video in questione, ha dichiarato che non c'è dubbio che Raman sia stato torturato. La Tsikhanouskaya afferma che è chiaramente visibile lo stato di stress in cui si trova Protasevich, così come la presenza di lividi che confermerebbero che il 26 enne è stato sottoposto a tortura. Alla compagna, invece, sarebbe stato negato di contattare il proprio avvocato.
La situazione della libertà di stampa in Bielorussia suscita da sempre grande preoccupazione nell'Unione Europea e nelle organizzazioni che tutelano i diritti umani. La Bielorussia ha un passato nell'Unione Sovietica ma, a 25 anni dalla dissoluzione di questa, il Paese vive ancora in una situazione di monopolio statale dell'informazione: il governo attua un controllo assoluto su trasmissione e distribuzione dei mezzi di comunicazione. I canali privati possono trasmettere solo previa autorizzazione statale, mentre i canali governativi godono anche dell'esenzione dal pagamento delle tasse. Le testate indipendenti e di opposizione non hanno accesso alla distribuzione statale come edicole e poste, ma le copie dei giornali vengono distribuite da volontari che spesso però finiscono perquisiti ed arrestati. I siti web invece dipendono tutti dalla rete governativa Beltelecom che decide che tipo di velocità di connessione concedere e, spesso, blocca le pagine di siti web dell'opposizione. Persecuzione e detenzione per i giornalisti freelance all'opposizione sono all'ordine del giorno.
Molte testate giornalistiche, radio e web, usufruiscono di domini stranieri o trasmettono da nazioni confinanti: queste testate, però, sono soggette a varie forme di minaccia e intimidazione. Per le testate straniere invece è praticamente impossibile esistere in Bielorussia: dal 2014 il governo ha stabilito che la quota di proprietà straniera è del 20%.
I rapporti tra l'Unione Europea e la Bielorussia sono da sempre molto tesi, anche in rapporto alla vicinanza politica tra quest'ultimo e la Russia. L’UE ha adottato più volte misure restrittive ed applicato sanzioni nei confronti del governo di Minsk per le continue violazioni dei diritti umani. Nel caso specifico di Protasevich, è stato chiesto il rilascio immediato del dissidente e degli altri detenuti politici ed è stato chiesto alle compagnie aeree di annullare i voli da e per la Bielorussia.
Ma qual è la situazione della libertà di stampa nel resto del mondo?
Nel suo rapporto annuale sul tema, Report Senza Frontiere ha messo in luce un dato eccessivamente allarmante: sono 130, su 180 analizzati, i Paesi dove la libertà di stampa è ostracizzata.

L'Europa continua ad essere il continente in cui la libertà di stampa è maggiormente garantita, seguita dall'America.
Terzo e ultimo posto per Africa e Asia, dove nel primo caso si registra un incremento della violenza nei confronti dei giornalisti mentre, nel secondo, aumentano le violazioni contro la libertà di informazione.
A guidare la classifica europea sono i Paesi Nordici con la Norvegia saldamente al primo posto da ben 4 anni, seguita da Finlandia e Danimarca.
Ultimo posto invece, non a sorpresa, per la Corea del Nord.
Non molto rassicurante la situazione italiana: il Paese si trova solo al 41 esimo posto, preceduto da Ghana e Burkina Faso.
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