La vita che il blues ha narrato
- It's time for human rights
- Feb 2, 2021
- 4 min read
Riflettendo sul diritto alla vita, un diritto naturale dell’essere umano qualsiasi sia la sua provenienza, origine e condizione di partenza, in testa mi riecheggiano tre accordi dolorosi e amari. Profondamente spirituali, emersi da condizioni pietose, indecenti, disumani. Il canto intonato che si innalzava ha permesso di aggrapparsi alla vita con tutta la ferocia della disperazione, espressione della ferma volontà di sentirsi, malgrado tutto, ancora vivi.
Loro erano ancora esseri umani, lo sono sempre stati. Chi aveva perso la propria umanità originaria, di certo non spargeva sudore fra i campi di cotone.
Strange Fruit, interpretata da Nina Simone, testimonia l’epilogo di vite spezzate dal degrado sociale, che ordinava fatica restituendo umiliazione. Gli schiavi afroamericani furono sottoposti a vivere lo straniamento più assoluto sia durante la loro deportazione che all’interno del campo di lavoro poiché ogni tipo di contatto poteva diventare l’inizio di una rivolta di massa. Infatti, venivano assegnati ai loro proprietari assicurandosi di smistare a dovere le persone provenienti dalle stesse comunità: costretti a lavorare come animali, senza diritti, senza vita, furono privati anche della loro stessa lingua. Comunicare era considerato pericoloso per chi idolatrava la ricchezza, e ancor più il potere.
Il diritto alla vita fu negato, giusto? Il diritto, si. Gli animi, però, erano ancora vivi in cerca del senso di appartenenza, spinti dall’esigenza profonda di far parte di una comunità che avrebbe dato loro il modo di sentirsi, malgrado tutto, vitali. Inizialmente attraverso suoni vocalmente tribali, sillabati, strappati alla rabbia, poi grazie a un semplice ma intenso accompagnamento acustico, il Blues divenne leggenda.
Parlare del Blues, è un po' come raccontare le vicende di un vecchio amico (old but gold!) che si conosce da sempre anche se non lo si è mai capito fino in fondo. Perché non ti chiede di capirlo, bisogna semplicemente seguirlo: abbandonarsi alle sue logiche di pienezza e lasciar fluire tutto quel che arriva. Dove il corpo incontra l’anima, l’anima impregna il corpo di vita e tutto finalmente ha un senso.
La pienezza che il Blues continua a raccontare, ha influenzato tantissimi generi e tantissimə artistə: parliamo di Brittany Howard, Eric Clapton, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Norah Jones, Joe Bonamassa, Melody Gardot, Pino Daniele, Larkin Poe, Ben Harper, Bonnie Raitt, Earl St. Clair, Joss Stone, Edoardo Bennato… e la lista potrebbe proseguire e non avrà mai una fine perché, ammettiamolo, l’ispirazione autentica non ha una data di scadenza.
Da persona dipendente nell’ascolto del mondo musicale in questione, definirei il nostro patto di lettura con Cross Road Blues di Robert Johnson, un uomo che si narra abbia fatto un altro tipo di patto, avvolto nel mistero del profondo Mississipi.
“I went to the crossroad, mama, I looked east and west I went to the crossroad, babe, I looked east and west Lord, I didn't have no sweet woman, ooh well, babe, in my distress”
In questo articolo, va sottolineato, troverete un piccolo spaccato delle nuove informazioni venute alla luce sulla vita del bluesman, grazie all’intervista rilasciata dalla sorella (acquisita, date le difficili vicissitudini familiari) che ha voluto ricordare Robert per il ragazzo che era, al di là delle storie di contorno che il mondo commerciale ha poi costruito.
Il Blues e l’amore
“The sky is crying, Can you see the tears roll down the street. The sky is crying, Can you see the tears roll down the street. I've been looking for my baby And I've been wondering where can she be”
The Sky is crying di Gary B.B. Coleman
L’angoscia curata dall’amore: è un tema ricorrente nei testi dei primi blues-artists e ci ricorda che, alla fine, trovare le persone con cui condividere i pesanti bagagli che trasciniamo è un buon modo per vivere la quiete dentro la tempesta. L’ironia però non manca nello scambio di battute, che partono dal corteggiamento malinconico al rifiuto pubblico arrogante. C’è da imparare.
Esiste un pezzo di Big Mama Thornton e si chiama Hound Dog dove il ritornello non lascia spazio al dubbio perché la donna ha deciso così:
“You ain't nothing but a hound dog Been snoopin' 'round the door You ain't nothing but a hound dog Been snoopin' 'round my door You can wag your tail But I ain't gonna feed you no more”
Così diretti, schietti e divertiti. Così uniti.
L’ironia di un testo che racconta di quanto sia importante appartenere a una comunità, sentirsi accettati per ciò che si è e non per ciò che si possiede, si trova nella canzone di Bessie Smith, Nobody knows you when you’re down and out:
“Nobody knows you when you down and out In my pocket not one penny And my friends I haven't any But If I ever get on my feet again Then I'll meet my long lost friend It's mighty strange, without a doubt”
La sonorità musicale e vocale mischia versi, accordi e intonazioni che confondono piacevolmente: non si è in grado di capire cosa sia realtà e cosa sia finzione, cosa appartenga al mondo vissuto e a quello immaginario. Si canta la tristezza, la solitudine, la resilienza, la gioia, la vitalità di una famiglia numerosa, l’allegria di una comunità che si riconosce reciprocamente. Tutto convogliato in poche note che, in fin dei conti, rappresentano l’origine e diventano il tutto.
Il Blues ti permette di parlare di qualsiasi cosa con poco, perché? Nascere dal nulla, dove il concetto di umanità non assomigliava nemmeno a un vago ricordo, significa esaltare la pienezza insopprimibile di ogni essere umano e continuare a credere nel cambiamento, con fede e speranza per un futuro migliore.
“I was born by the river, in a little tent Oh, and just like the river I've been running ever since
It's been a long A long time coming But I know a change gonna come Oh, yes it will”
A change is gonna come by Sam Cooke

Scrivici a tidicolamiateamthr@gmail.com e dicci la tua!
Cosa ne pensi sul tema e le riflessioni che i testi ti suscitano.
Piene di vita e piene di musica,
Elisa e Aurrette
コメント