top of page

"La realtà è arida, preferisco comunicare la pienezza" F. Botero

Fernando Botero è uno degli artisti colombiani più conosciuti al mondo. Nasce a Medellín nel 1932 e, fin da bambino, subisce il fascino dell’arte, diventandone un prodigio. La sua città natale ha sempre rivestito un ruolo di primo piano nella sua produzione artistica, tanto che Botero stesso ha affermato di non aver mai dipinto “nulla di diverso dal mondo come lo conoscevo lì”. Il suo talento inizia ad avere visibilità già in giovanissima età, quando a soli 16 anni realizza dei disegni per il giornale “El Colombiano” ed espone per la prima volta.


Fernando Botero viaggia a lungo in Europa, dove entra in contatto con una moltitudine di stili diversi, dedicandosi allo studio delle opere dei grandi artisti. Infatti, durante questo soggiorno europeo, ha la possibilità di conoscere le opere di autori quali Francisco Goya e Tiziano, esaminare l’Avanguardia francese e restare affascinato dal Rinascimento italiano. In particolar modo, Botero ha subìto il fascino di Giotto e di Andrea Mantegna, realizzando addirittura alcune riproduzioni dei loro capolavori.


Nonostante la sua bravura, il percorso artistico di Botero è stato costellato di fallimenti e di critiche. Nel 1955, ad esempio, ritornato in Colombia, le sue opere esposte ricevono molteplici critiche a causa della loro lontananza rispetto all’avanguardia francese, stile prevalente nell’ambiente artistico colombiano di quel periodo. Quindi, Botero si trasferisce in Messico, dove inizia a sperimentare il tratto distintivo delle sue opere, ossia la dilatazione delle forme. Nel 1957, Botero si appassiona all’espressionismo astratto, che sarà il filo conduttore delle sue rivisitazioni del Niño de Vallecas di Diego Velázquez. Nel corso degli anni, si trasferisce continuamente: da New York, dove si dedica allo studio di Pieter Paul Rubens e sviluppa opere dal forte stile plastico; a Parigi, dove la scultura diventa il suo interesse principale, arrivando anche ad esporre i suoi lavori nel 1977; infine a Pietrasanta, città in cui l’artista è cittadino onorario e dove è possibile ammirare i suoi affreschi nella chiesa di Misericordia, incentrati sul tema del Paradiso e dell’Inferno (1993).



Le opere di Fernando Botero continuano a girare per il mondo grazie alle sue mostre in Europa e America. L’ultima mostra dedicata all’artista colombiano in ordine temporale, 60 anni di pittura. Botero a Madrid, è quella attualmente in corso nella capitale spagnola dal 17 settembre 2020 al 7 febbraio 2021 presso CentroCentro, l’area espositiva di Palacio de Cibeles.


Tra le opere di Botero esposte attualmente nel palazzo madrileno, c’è La fornarina (2008, olio su tela): una donna in primo piano, con un turbante e una veste che copre la parte inferiore del corpo, guarda lieta, con suoi occhi tondi, l’osservatore. Il soggetto del quadro richiama esplicitamente la celebre Fornarina di Raffaello (1520, olio su tela, Roma, Palazzo Barberini).

La fornarina di Botero è un elogio al Rinascimento italiano che l’artista ha studiato e ha conosciuto de visu a partire dagli anni Settanta, quando visita Pietrasanta, Firenze, Siena, Roma.

Botero deforma i suoi personaggi e sulle immagini tradizionali della Storia dell’arte elabora la sua maniera di dipingere che trova nella pienezza la sua ragione estetica.


A partire dalle sue attività grafiche e dai suoi acquerelli, si nota uno studio attento alla linea curva che si allarga e si espande sul foglio. Attraverso il processo di deformazione, Botero ha la possibilità di esprimere al meglio la sua idea di realtà, fatta di inclusione e di condivisione in cui il colore ha un ruolo fondamentale. Nella pienezza tutto diviene possibile, i colori sono accessi, uomini e donne guardano, sognanti, gli osservatori oppure rimangono assorti in un clima sempre sereno, familiare e di festa.


Un amico di Botero, Don Millar, ha girato il 20 gennaio 2020 un documentario sull’artista colombiano, Botero-Una ricerca senza fine, promosso nelle sale cinematografiche da Feltrinelli Real Cinema e Wanted Cinema. Nel documentario Botero ha affermato che le sue forme non si assottigliano, bensì indagano i volumi dei corpi e degli oggetti. Botero crede che per rendere la realtà meno arida bisognerebbe riempirla di corpi vivi, dinamici, che sappiano convivere insieme oppure singolarmente.


Chi osserva i personaggi di Botero potrebbe essere suggestionato a sospendere il giudizio da uno specifico canone estetico, soffermandosi piuttosto sulla sensazione di serenità e di accettazione che i corpi, disegnati e dipinti dall’artista, riescono a trasmettere.

Botero sembra invitare pacificamente ognuno di noi ad accettare realmente se stessi con la pienezza, la bellezza e i limiti delle nostre forme.





Francesca e Martina

Comentários


©2020 by It's TIME for HUMAN RIGHTS. Proudly created with Wix.com

bottom of page