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Il lavoro, oggi. Che valore può avere?

Ad oggi si può ancora pensare ad un lavoro come realizzazione ed espressione delle proprie passioni e attitudini più profonde o é pura utopia e meta raggiungibile solo per pochi?


Di fronte a questa domanda probabilmente sorge spontaneo pensare che è difficile trovare lavoro di per sè, figuriamoci se c’è la possibilità di scegliere, di capire e trovare l'occupazione che faccia al caso nostro.

Vero, purtroppo molto vero, ma oggi vorremmo cercare di andare oltre l’amara consapevolezza della difficile situazione di trovare impiego nel nostro Paese, situazione che dura da anni, aggravata ulteriormente da una pandemia globale.


Il lavoro occupa gran parte della nostra vita, non soltanto quotidiana.

Passiamo infatti il 50% delle nostre giornate a lavorare.

Ampliando il calcolo, si può affermare che una persona mediamente passa almeno il 15% della propria vita a lavoro.

Con un’aspettativa di vita di 83 anni, passeremmo quindi più di 12 anni a lavorare senza sosta. In questo stesso arco temporale, potremmo correre 7,35 volte intorno alla Terra; oppure si potrebbe fare 17.520 volte Roma-Milano in automobile e 1.569 volte il giro della Terra con l’aereo.

Visto il ruolo centrale che il lavoro svolge nella nostra vita, risulta evidente quanto sia fondamentale vivere in un contesto lavorativo che ci appassioni e che ci stimoli.


La contrapposizione é forte: il posto fisso accettato solo come mezzo necessario per provvedere al sostentamento proprio e della propria famiglia, contro il lavoro come strumento attraverso cui poter esprimere pienamente se stessi e trovare il proprio scopo nella vita e nel mondo.


Quando si è piccoli si sogna, poi man mano che si procede nel proprio percorso di crescita, probabilmente si disimpara a farlo o quanto meno si perde di vista la possibilità di poterlo fare.

Paradossalmente, crescendo, più si impara e più ci si dimentica.

Oggi ci troviamo di fronte ad una miriade di possibilità e infinite scelte, ma poi alla fine si tende spesso a ricalcare le strade più tracciate e presentateci come prosecuzione "naturale" del nostro percorso formativo.

Potremmo scegliere la nostra strada tra le tante che abbiamo davanti, eppure, spesso, continuiamo a percorrere sempre la stessa, senza a volte nemmeno più chiederci se è quella che desideriamo.

O peggio, pensando che ormai è troppo tardi per cambiare, oppure continuando a percorrere la strada che qualcun altro ci ha detto essere quella giusta per noi.


E poi la fatidica domanda: cosa vuoi fare da grande?

Da piccoli, nella maggior parte dei casi si risponde sognando, poi ci si inizia a scontrare con la realtà concreta del mondo adulto, fatto di paletti e limiti che da piccol* neanche pensavi e immaginavi.

E allora la domanda “cosa vuoi fare da grande” si trasforma in cosa vuoi rappresentare, cosa vorresti ti definisca di fronte agli altri.


Poi, probabilmente si arriverà ad un punto in cui qualcuno, interrogandosi sulla stessa domanda, si renderà conto di non essere ciò che voleva, di non essere ciò che sente realmente, ma di essere diventato ciò che doveva essere e doveva rappresentare.

A questo punto qualcuno dopo tante difficoltà interiori, si ribellerà con tanto coraggio, cercando di capire dove andare e cambiare rotta.

Qualcun altro, invece, penserà che purtroppo non si può più tornare indietro, il tempo è volato ed esercitare una professione che ti identifica, nonostante tutto, è certezza e sicurezza.

Il lavoro come esemplificazione di uno status, identifica.


Il lavoro è il nostro tempo, è il tempo che investiamo per guadagnare, il tempo che mettiamo a disposizione per poter vivere il resto.

Ma quanto vale la pena ipotecare il proprio tempo, la propria vita, la propria essenza più profonda in funzione di una rappresentazione e di un’identificazione netta e definita?

E qualora non ci fosse alcuna possibilità di scelta cosa possiamo fare?

Intestardirci o arrenderci all'idea di dover essere?


Oggi vi lasciamo con questi interrogativi aperti perché ci terremmo a leggere e conoscere le vostre riflessioni e i vostri pensieri al riguardo.



Buon Martedì, alla prossima parola!


Alessia Tonti, Grisela Lleshi, Laura Bergamaschi


 
 
 

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