Sport e discriminazione, talenti sprecati e persone ignorate
- It's time for human rights
- Nov 2, 2020
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Updated: Jan 16, 2021
Un calciatore straniero in trattativa.
La gradita cittadinanza per agevolare e consentire la pratica.
Un esame di lingua falsato, costruito ad hoc. Così pare. Competenze scavalcate dalla parcella concordata.
Se il polverone non si fosse alzato, la cittadinanza sarebbe arrivata. Semplice, senza meriti.
Mamma mia, questi soldi.
Lo sfogo di una ragazza italiana, o meglio, straniera che risiede in Italia da anni, atleta promettente nella disciplina del lancio del peso e dalle competenze linguistiche da mettere in crisi qualche nativo.
Non potrà gareggiare in nazionale perché non ha la cittadinanza. L’iter, in questo caso, è molto più lungo e travagliato; forse riuscirà a ottenerla entro il 2030 al netto di ulteriori modifiche procedurali.
La storia di un ragazzo italiano, o meglio, un vero romano. È una promessa del pugilato ma non ha la cittadinanza, risulta straniero per lo Stato eppure basta ascoltare due battute per assaporare quell’accento da Capitale che tutti amiamo.
Di sconfitte da raccontare in questa vicenda ce ne sarebbero molte: partendo dalla discriminazione sportiva, che riversa le ingiustizie sugli atleti promettenti, arrivando alla condizione dell’individuo straniero penalizzato da un paese di cui si sente parte.
Se volessimo iniziare a discutere, forse potremmo partire in questo modo: cosa crediamo sia giusto? Che un atleta sia agevolato all’ottenimento della cittadinanza dato l’investimento che vale? Che atleti con evidenti meriti sportivi possano avere l’occasione di gareggiare per il paese a cui sentono di appartenere?
Danni per gli atleti, per le persone e, perché no, per la nazione.

Per saperne di più e chiarirsi le idee sulla legge ius soli
La storia di Milos (se non si dispone dell’abbonamento a Espresso, puntata Propaganda Live del 16 ottobre 2020)
Elisa Bacco
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